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Cosmesi consapevole: perché non supportare più un brand

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Ladies and Gentleman! Ben ritrovati sul blog!

Il mondo beauty é pieno di competizione, faide e dissidi interni. Alcuni nascono solo per far parlare di se, di altri mi trovo sorpresa e confusa. Cerco sempre di essere una consumatrice consapevole, di informarmi leggendo libri riguardo quello che sto comprando, che sto provando, che sto consigliando. Sì, sono solo cosmetici, ma questo non vuol dire che dobbiamo farci intortare per forza, dimenticando che dietro ad ogni marchio ci sono persone con idee e dietro ogni consumatore c’é una persona con altrettante idee e pensieri.

In un mondo in cui i brand cosmetici nascono ogni giorno, ogni giorno offrono qualcosa sul mercato simile e diverso a tutto ciò che li circonda, perché bisogna unirsi alla massa e supportare un brand che non supporta noi?

Perché non supportare un brand

Ci sono poche e semplici ragioni per cui non supportare più un brand: comportamenti scorretti, nei confronti dei suoi clienti e/o collaboratori, nei confronti di un’altro brand e a scapito di questo, ideologie malsane propagate tra i social di cui non vogliamo farci portavoce.

Io ho deciso di voler diventar ancora più consapevole evitando che i miei soldi vadano ad un brand di cui non apprezzo filosofia e comportamenti, cercando e provare prodotti nuovi — sono una beauty blogger, questo é quello che dovrei fare — invece perché spinta dalla fama e dalle review positive.

Vi racconterò in questo articolo i motivi per cui non acquisterò più ne parlerò sul blog di questi brand.

Kat von D: i social non sono un mezzo di propaganda quando si ha milioni di follower

Tutte le beauty addicted conoscono l’eccentrica tautuatrice Kat Von D, fondatrice della sua linea di makeup dal sapore goth ed eccentrico con prodotti amati da tutti, makeup artist e appassionate. Il suo spirito anticonformista l’ha fatta sposare in rosso fuoco negli scorsi mesi in una cerimonia davvero particolare in pieno di stile dell’artista, incinta di mesi all’epoca. Ed é proprio il suo bambino il centro delle polemiche, da quando ha dichiarato di non volervo vaccinare.

Ognuno nel mio privato é libero di fare ciò che vuole, ma non tutto, secondo me, va convidiso sui social sopratutto se si parla di questione di salute e di questioni mediche che non richiedono l’influenza di un personaggio pubblico. Continuerò ad usare i prodotti del brand in mio possesso, ma non li menzionerò più ne sul blog, ne sui miei social se non in articoli legati ai prodotti finiti e/o smaltimento.

Huda Beauty vs Beauty Bakery: quando rubi un idea che non ti appartiene

Huda Kattan é una beauty guru originaria dell’arabia saudita che spinta dalla sua popolaritá sul web, ha creato il suo brand Huda Beauty che é approdato nell’ultimo anno anche da Sephora Italia. Famosi i rossetti liquidi e le palette gigantesche, la comunicazione del brand é forte e definita, non aveva certo bisogno di ricorrere a scorretteze e bassezze inaudite.

In occasione del lancio delle nuove ciprie per il baking, ha ricreato per la campagna un immagine che riporta alla ambiente americano degli anni 50′: donne casalinghe delle pubblicitá degli elettrodomestici. Peccato che l’idea sia stata utilizzata dall’indie brand Beauty Bakery, come ha fatto notare Jeffree Star in un video molto polemico.

Lo trovo una mossa scorretta e innacesaria: che bisogno c’era di copiare un idea di un piccolo brand quando si hanno fior fior di creativi nel reparto marketing di un brand dall’altissimo fatturato?

Non possiedo prodotti di Huda Beauty e non ne acquisterò nel futuro.

[EDIT]The Ordinary: niente ti da il diritto di trattare male un consumatore o un tuo pari

É un dispiacere dover annoverare The Ordinary tra i brand di cui non approvo i comportamenti perché adoro i prodotti di skincare proposti dalla compagnia inglese, con un rivoluzionario rapporto qualitá prezzo. Spero che la situazione cambi così da poter acquistare di nuovo!

Da qualche tempo il fondatore e CEO del brand Brandon Truxae ha preso il controllo non solo della compagnia ma anche dei social media di The Ordinary e i risultati non sono affatto positivi: insulti e risposte maleducate nei commenti, screenshot postati dai messaggi con collleghi e amici che si stanno allontanando da lui, notizie di lincenziamento pubbliche, polemiche su ogni dove.

Sostenere un brand con un comportamento simile nei confronti dei consumatori e delle persone in generale, non é più una mia intenzione.

[EDIT] : Brandon è stato rimosso dal suo ruolo di CEO e si sono automaticamente azzerate queste problematiche. Ora acquistero di nuovo il brand.

[EDIT]Wycon: quando il razzismo non é accettato

Come al solito, in Italia viene tutto preso sotto gamba. Come lo scandalo del brand low cost Wycon, che ha nominato “Thick as a N***a”, una frase razzista e inaccettabile nel 2018 come ha fatto notare l’influncer Loretta Grace. Le scuse sono arrivate solo quando la stampa internazionale ne ha fatto menzione, facendo scusare il brand che ha promesso di rimuovere il colore dai negozi.

Da recenti aggiornamenti, questo non é successo e non fa altro che peggiorare la mia opinione del brand.

EDIT: il brand si è scusato e si sta impegnando in campagne con grande risvolto sociale. Sto rivalutando i miei acquisti e la mia opinione verso il brand.

Laura Lee: l’incapacitá di scusarsi e di ammettere i propri errori

 
Tutti conoscono Laura Lee, beauty influencer americana da milioni di follower che questo autunno ha visto la sua carriera schiantarsi per colpa di alcuni tweet ripescati da Jeffree Star a sfondo razzista.  Invece che commentare subito l’accaduto, cercando di spiegare che le sue opinioni “si spera” nel tempo sono cambiate, ha preferito continuare per la sua strada. Pochi giorni dopo, l’influencer ha visto i suoi numeri calare drasticamente e ha realizzato un video di “scuse” in cui finge di piangere, dove non si scusa,e non commuove proprio nessuno! Anche la sua linea di makeup, inizialmente partita molto bene, sta iniziando a vacillare, con grandi scontistiche nei rivenditori che ancora hanno il brand (ULTA ha reciso i contratti poco dopo l’accaduto) e le sue collaborazioni con brand cosmetici importanti come Colorpop, sono state bruscamente interrotte.
 
Non possiedo prodotti di Laura Lee, ne ho intenzione di acquistarne in futuro.
 

Lime Crime: quanto marcio in California!

 
Sapevo che Lime Crime non era il brand più pulito al mondo, ma pensando avesse fatto ammenda dei suoi peccati. Quando la mia beauty youtuber americana preferita Jkissa é stata invitata nel quartiere generale del brand, per incontrare il nuovo CEO, ho ritrovato la speranza…per un attimo. In questo articolo su MyPo Blog vi parlo di tutte le malefatte del brand e ora, visto il video e le riconisiderazioni della youtuber, posso dire che non ho intenzione di supportare Lime Crime. Hanno cercato di manipolare Jkissa ( e noi spettatori) ed é subito trasparso dalla loro falsa cordialitá. Io non ci sto!
 
Continuerò ad usare i prodotti del brand in mio possesso, ma non li menzionerò più ne sul blog, ne sui miei social se non in articoli legati ai prodotti finiti e/o smaltimento.
 
 

Spero che questa lista non sia in continuo aggiornamento, anzi, che venga sfoltita. Rimango ferma nelle mie idee attuali ma vorrei sapere la vostra opinione a riguardo!

A presto!

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7 commenti

  1. Post molto interessante, Alessia! Io sono iper attenta e acquisto da rivenditori di fiducia di cui ho avuto modo di conoscere e apprezzare, nel tempo, non solo i prodotti ma il loro modo di porsi nei confronti del cliente e, più in generale, del mondo. Un brand che non ho mai acquistato né mai acquisterò è Alkemilla, di cui non amo per nulla le pubblicità aggressive. Ero tra l’altro stata contattata dal loro pr tempo fa, che pensava avessi un’erboristeria. Quando gli ho detto che ero “solo” una blogger, non si è neanche preso la briga di scusarsi o salutare, mi ha semplicemente ignorato. Bah, poco male 🙂

    1. bebibi dice:

      Tocchi una nota dolente perché aihmé, visti i nuovi sviluppi sempre legati al marketing, non acquisterò nulla del brand. Ho un prodotto che utilizzerò ma non sono sicura di poter recensire, perché le ultime politiche dell’azienda non mi sono piaciute! Grazie mille per essere passata a commentare ?

  2. Davvero molto molto interessante. Seguo poco il “gossip” e non ero a conoscenza di questi fatti, grazie!

    1. bebibi dice:

      Sono contenta che questo articolo ti sia stato utile!

  3. Chiara dice:

    Scusate ma vogliamo parlare di NABLA??? La risposta che l’illustrissimo direttore creativo del brand ha dato a Eleonora Manni anni fa per la questione dei rossetti è stata deplorevole. Zero stima per l’uomo e il brand.

    1. bebibi dice:

      Ciao! Io trovo che neanche Eleonora Manni si sia comportata bene in quella situazione, usando frasi sensazionalistiche e parole dispregiative come “schifo”, non preoccupandosi minimamente di capire che un azienda é fatta di persone, di lavoro di anni. Schifo non spiega la performance di un prodotto.
      Daniele sì, ha esagerato in un primo momento, regolando poi i toni della discussione. Personalmente, continuo ancora a sopportare il brand perché la “colpa” maggiore la imputo alla Manni che non ha saputo recensire un prodotto nonostante dovrebbe essere una professionista. Grazie comunque di aver commentato ed espresso il tuo parere!

  4. […] Come per la scorsa recensione, non é un libro per chi non sa accettare opinioni diverse dalla propria. La stessa autrice dice che il suo scopo non é convicerci delle sue idee, ma mostrare quello che ha imparato per renderci consumatori più consapevoli ( e sapete a quanto tengo a questo discorso). […]

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